In questa intervista abbiamo intervistato Jade, che ci ha parlato di “Iride”, un brano nato da un’esperienza personale segnata dalla fine di una relazione. Scrivere la canzone è stato un modo per elaborare il dolore e dare voce a quel momento di smarrimento che spesso accompagna una rottura. All'inizio, la necessità di trovare una spiegazione sembrava indispensabile per accettare la situazione, ma con il tempo è emersa una consapevolezza diversa: non sempre esiste una causa ben definita, a volte semplicemente due persone non si trovano nel momento giusto. Questa riflessione, pur portando con sé una certa maturità, lascia inevitabilmente un velo di amarezza, quell’irrisolto che spesso accompagna la fine di un legame.
Come nasce questa passione, questa voglia di proporre te stessa alla gente attraverso la musica e i tuoi testi?
La passione per la musica ha sempre fatto parte di me, ma anche quella per la scrittura! Ho sempre sentito l’esigenza di scrivere per sfogo, per necessità, ma solamente due anni fa ho provato ad unire questi due mondi e a crearne qualcosa di mio!
Qual è la tua canzone preferita che ti piace di più suonare?
Tra le mie canzoni direi Spazi Vuoti! Mi tocca sempre le corde più intime dell'anima
Come giudichi il panorama della canzone italiana? Il Festival di Sanremo è ancora il palcoscenico più importante per gli artisti?
Il festival rimane ancora sicuramente il più grande palco d’Italia e sono rimasta piacevolmente colpita dal festival che quest’anno ha dato grande spazio al cantautorato, ma sono rimasta ancora più sorpresa dalla risposta del pubblico che ha apprezzato tantissimo questa scelta.
Questo è indicatore del fatto che il pubblico non è stupido, va semplicemente educato a nuove sonorità.
Che ne pensi dei Talent show come trampolino di lancio?
Penso che si debba stare attenti, sicuramente rappresentano una buonissima opportunità in Termini di visibilità… ma so di contratti davvero limitanti che hanno tenuto artisti “in prigione” per anni.
Ci racconti la genesi del tuo nuovo singolo?
“Iride” nasce dopo una rottura davvero difficile da digerire. Il testo è stato scritto con la ferita ancora fresca, in un periodo nel quale continuavo a domandarmi “perché?”.
Sicuramente è una situazione nella quale ci si ritrova in tantissimi, spero infatti che chi lo ascolta possa sentirsi capito e meno solo.
Tre dischi che non possono mancare nella tua valigia?
Nessun dubbio: “Exodus”, “The dark side of the Moon” e “Bad”!
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