Intervista agli Still in Time, cinque ex ragazzi cresciuti negli anni ‘70 a pane e LP



Gli Still in Time sono cinque ex ragazzi cresciuti negli anni ‘70 a pane e LP.  Nel 2022 hanno pubblicato il loro primo album dal titolo omonimo STILL IN TIME, composto esclusivamente da pezzi inediti in inglese, le cui sonorità sono ispirate ad artisti del rock inglese di 50 anni fa. Successivamente pubblicano il primo singolo in italiano “PATTY”, brano che affronta il tema della disabilità, e grazie ad esso è nata una collaborazione con associazioni di volontariato del settore, al fine di raccogliere fondi per contribuire a dare sostegno alle persone in difficoltà.
 
Dopo “Billionaire” tornano in radio con il nuovo singolo “Nonno Ferri Blues”. Li abbiamo intervistati per saperne di più!
 
Come nasce questa passione, questa voglia di proporre voi stessi alla gente attraverso la musica e i vostri testi?
Come abbiamo scritto sul nostro sito web, siamo cresciuti negli anni ’70 a pane e LP; quindi, la passione per il rock l’abbiamo dentro sin da ragazzi e ciascuno di noi ha seguito, a livello amatoriale, i propri percorsi musicali. Quando poi, nel 2020, la formazione si è completata, ci siamo resi conto di avere materiale a sufficienza per produrre un nostro CD, e quindi abbiamo iniziato a promuoverlo per farci conoscere al di là della cerchia dei nostri amici, pur mantenendo un approccio molto tranquillo in quanto nessuno di noi, dall’alto della nostra anagrafe, si illude di arrivare chissà dove. Anche se, nella vita, non si deve mai dire mai!
 
Qual è la vostra canzone preferita che vi piace di più suonare?
È difficile dare una risposta a questa domanda, tutte le canzoni che abbiamo scritto ci piacciono più o meno allo stesso livello. Se proprio dobbiamo citare un titolo, probabilmente “Modern Slaves on Two Wheels”, sia perché il testo tratta un argomento sociale, sia per come è costruito, musicalmente parlando, il brano.
 
Come giudicate il panorama della canzone italiana? Il Festival di Sanremo è ancora il palcoscenico più importante per gli artisti?
Indubbiamente la visibilità che può dare Sanremo è enorme, e per chi ha ambizioni di entrare nello show biz dalla porta principale indubbiamente quello è il primo posto a cui ambire. Per quanto riguarda il panorama generale della canzone italiana, chi come noi ha subito in gioventù l’influenza del progressive e dell’hard rock si trova un po’ a disagio quando ascolta in radio quello che più va di moda al giorno d’oggi; il nostro giudizio sull’attuale panorama sarebbe fortemente condizionato da dove affondano le nostre radici musicali, pertanto preferiamo evitare di dare una risposta specifica.
 
Cosa ne pensate dei Talent show come trampolino di lancio?
Per i giovanissimi che cercano visibilità nel mondo dello spettacolo sono uno dei principali mezzi per farsi conoscere, in parallelo con i social network. Il vero problema dei talent è che, di solito, danno visibilità e fama effimere, perché di rado emergono talenti veri, capaci di durare nel tempo. Il rischio è quello di illudere molti ragazzi sul raggiungimento di traguardi che vanno oltre le loro reali possibilità, con il rischio di creare poi l’effetto capitombolo e la conseguente gestione delle disillusioni annesse. Se ci fossero stati i talent 50 o più anni fa, sarebbero emersi lo stesso veri talenti come Pink Floyd, Deep Purple, Who, Yes? Nessuno può dirlo, ma il rischio che quei geni avessero optato per mettersi a scrivere canzoni usa e getta per vincere il talent, anziché i capolavori che hanno creato per il gusto di fare musica, indubbiamente ci sarebbe stato.
 
Ci raccontate la genesi del vostro nuovo singolo “Nonno Ferri Blues”?
(risponde Alessandro, il cantante) Quando sono entrato, tre anni fa, nel gruppo, i miei compagni di avventura mi hanno dato il compito di scrivere i testi per le musiche che erano già pronte, in attesa della voce. E quando ho sentito il blues, la melodia mi ha immediatamente ricordato una canzoncina che mio nonno Ferri mi cantava quando ero piccolo. A quella canzone ne seguivano sempre altre due, e sempre nello stesso ordine; le ho quindi tradotte in inglese, aggiustandone il testo per rispettare la metrica del brano, ed è così nato il Nonno Ferri Blues, un pezzo al quale sono, naturalmente, molto legato.
 
Tre dischi che non possono mancare nella vostra valigia?
Yessongs, Made in Japan, e ovviamente il nostro Still in Time!
Nuova Vecchia