Felicità Bastarda di Freccia: Il desiderio di connessione in un mondo che sfugge alla felicità

 

Nel panorama musicale italiano, non è frequente imbattersi in un brano che esplori con tanta sincerità e fragilità il concetto di felicità. Con "Felicità Bastarda", Freccia ci offre una riflessione profonda su come questa sensazione, che tutti bramiamo, sia tanto effimera quanto difficile da afferrare.

La canzone si apre con una consapevolezza che sembra essere già di per sé un paradosso: "da soli si sta bene". Siamo abituati a pensare che la solitudine sia il nostro nemico, un peso da cui liberarci, ma in realtà, l’artista ci suggerisce che nella solitudine c’è un rifugio, uno spazio di libertà in cui ci si può riconoscere e trovare. Ma presto, questa solitudine diventa asfissiante. Non si può essere davvero completi senza qualcun altro con cui condividere il proprio mondo.

Il testo è un viaggio attraverso l'ambiguità e la confusione della ricerca della felicità. A volte sembra che siamo vicini a raggiungerla, ma poi, improvvisamente, ci sfugge. È come un traguardo che non vediamo mai realmente, un obiettivo che si sposta ogni volta che pensiamo di avvicinarci. In questa lotta contro il tempo e le circostanze, "Felicità Bastarda" diventa un inno alla vulnerabilità, alla presa di coscienza che la felicità non è mai qualcosa di certo, ma una continua rincorsa.

Tuttavia, questa rincorsa non è mai solitaria. Freccia ci invita a cercarla insieme agli altri, perché è solo nella condivisione che possiamo sentirci completi. La felicità non è mai solo un sentimento individuale, ma un’esperienza che nasce nel legame con gli altri. Condividere i momenti di gioia e dolore è la vera chiave per trovare quella felicità che, sebbene bastarda, diventa più tangibile quando viene vissuta insieme.

La bellezza di "Felicità Bastarda" sta nel fatto che non offre risposte facili. Non ci dice come raggiungere la felicità, ma ci invita a riflettere sul nostro rapporto con essa. È una canzone che ci sprona a mettere da parte le illusioni e ad affrontare la realtà con le sue luci e ombre. La felicità non è mai perfetta, ma è bella proprio nella sua imperfezione. 
 
Come nasce questa passione, questa voglia di proporre te stesso/a alla gente attraverso la musica e i tuoi testi?
La passione per la musica è nata sui banchi di scuola. Mi sono innamorato artisticamente di Luciano Ligabue e, grazie a lui, ho comprato una chitarra e ho iniziato a fare i primi tentativi: abbozzare qualche accordo e scrivere i primi testi. Tutto è iniziato da lì.
 
Qual è la tua canzone preferita che ti piace di più suonare?
La mia canzone preferita da suonare è "Ho imparato a sognare" dei Negrita.
 
Come giudichi il panorama della canzone italiana? Il Festival di Sanremo è ancora il palcoscenico più importante per gli artisti?
Sono un artista aperto a tutti i generi di musica e penso che il panorama musicale italiano sia variegato e offra molta scelta, permettendo alla gente di immedesimarsi in stili diversi. Credo che il Festival di Sanremo sia ancora oggi il più grande palcoscenico per farsi strada nel mondo della musica.
 
Che ne pensi dei talent show come trampolino di lancio?
Non ho mai snobbato i talent show, li ho anche provati. Penso che siano ancora oggi un grande trampolino di lancio per i ragazzi emergenti che vogliono farsi conoscere dal grande pubblico.
 
Ci racconti la genesi del tuo nuovo singolo?
"Felicità Bastarda" nasce dopo un momento critico dovuto alla fine di una conoscenza con una ragazza che mi ha portato a sentire un senso di solitudine e di vuoto. Ho voluto esternare il mio stato d'animo con una canzone piena di rabbia, cercando di dare una spiegazione a questa continua ricerca di felicità che arriva e poi sparisce nel nulla, come se nulla fosse! Alla fine ho capito che non devo fare altro che dare tempo al tempo e godermi ogni momento senza troppe aspettative.
 
Tre dischi che non possono mancare nella tua valigia?
1. Buon compleanno Elvis - Ligabue 
2. Storie di casa mia - Lucio Dalla 
3. XXX - Negrita
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