Rogue Charlie: intervista alla band


L'EP “Se Tutto Finisse Qui”, composto da sei brani scritti e arrangiati in maniera del tutto personale e senza troppe regole, segna una ripartenza stilistica della band. Molte cose sono cambiate dalla nascita del gruppo fino ad oggi, e la vita di ognuno di loro si sta evolvendo. Inevitabilmente, emergono dubbi e domande che la vita propone. Nelle canzoni si affrontano tematiche come ansia, solitudine, frustrazione ed angoscia.
 
Partiamo da una riflessione più ampia sulla vostra musica. Come percepite il ruolo della musica nella società odierna e quale impatto pensate possa avere sulle persone, specialmente considerando il contenuto emotivo di "Se Tutto Finisse Qui"?
 
La musica rappresenta qualcosa di diverso per ciascuno, che sia una necessità, una distrazione o un modo di comunicare. L’impatto che la nostra musica potrebbe avere, e che un po’ vorremmo avesse, è quello di descrivere sensazioni, sentimenti e momenti in cui rispecchiarsi; la musica e le parole permettono di mandare messaggi importanti senza la necessità di argomentare perché devono essere essenziali, e in questo le persone possono trovare la traduzione di stati emotivi che non riescono a definire.
 
"Se Tutto Finisse Qui" rappresenta una sorta di viaggio emotivo attraverso ansia, solitudine, frustrazione ed angoscia. Come sperate che il vostro pubblico si connetta con queste emozioni e quali sensazioni volete evocare attraverso la vostra musica?
 
La naturalezza con cui abbiamo scritto queste canzoni rispecchia la presenza dei temi citati in questo periodo della nostra vita e dei nostri coetanei, che come noi stanno entrando nell’età adulta, ed è proprio così che cerchiamo la connessione con il pubblico. Nonostante ciò, non vogliamo solo crogiolarci in queste consapevolezze, ma creare un senso di gruppo e normalizzare il dialogo riguardante l’ansia e la solitudine.
 
Oltre al vostro lavoro in studio, come descrivereste l'esperienza di esibirvi dal vivo? Qual è il vostro approccio alla performance dal vivo e come pensate che la vostra musica si traduca su un palco?
 
Noi siamo nati prima in esibizioni dal vivo che in studio, e questo ci ha permesso di collezionare numerose esperienze nel nostro contesto. Prima di un concerto ci concentriamo sulla preparazione tecnica, provando insieme, mentre durante l’esibizione la nostra priorità è divertirci, sfogarci, e trasmettere questo al pubblico in modo che possa cantare e godere della musica con noi. 
 
"Se Tutto Finisse Qui" ha segnato una ripartenza stilistica per voi. Come avete sperimentato e ampliato i vostri orizzonti musicali durante la creazione dell'EP?
 
Rispetto alle nostre prime pubblicazioni, siamo ora, a livello musicale e di composizione, più maturi e complessi. “Se Tutto Finisse Qui” rappresenta un lavoro di svariati anni, ed ha affrontato molti cambiamenti che hanno portato ai brani finali, di cui noi apprezziamo anche le imperfezioni. Anche adesso, dopo la pubblicazione, non ci limitiamo, anzi, tendiamo alla sperimentazione introducendo nuovi strumenti come synth e nuovi suoni.
 
Se poteste scegliere una canzone da "Se Tutto Finisse Qui" che rappresenti meglio la vostra evoluzione artistica, quale sarebbe e perché? C'è un particolare significato o momento che la rende speciale per voi?
 
Probabilmente “Senza Lasciare Impronte” è il brano che maggiormente si scosta dalla nostra composizione, e che quindi rappresenta l’evoluzione stilistica e l’apertura a nuovi orizzonti musicali. Un momento che la rende speciale è proprio quando è nata: eravamo in una casa tra le montagne a passare qualche giorno tra noi e i nostri strumenti, e dopo una serata, precisamente all’01:21 di notte, presi dalla creatività, abbiamo deciso di scrivere una canzone, ed è così che sono state scritte le prime note del brano.
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