L'EP “Se Tutto Finisse Qui”, composto da sei brani scritti e
arrangiati in maniera del tutto personale e senza troppe regole, segna una
ripartenza stilistica della band. Molte cose sono cambiate dalla nascita del
gruppo fino ad oggi, e la vita di ognuno di loro si sta evolvendo.
Inevitabilmente, emergono dubbi e domande che la vita propone. Nelle canzoni si
affrontano tematiche come ansia, solitudine, frustrazione ed angoscia.
Partiamo da
una riflessione più ampia sulla vostra musica. Come percepite il ruolo della
musica nella società odierna e quale impatto pensate possa avere sulle persone,
specialmente considerando il contenuto emotivo di "Se Tutto Finisse
Qui"?
La musica
rappresenta qualcosa di diverso per ciascuno, che sia una necessità, una
distrazione o un modo di comunicare. L’impatto che la nostra musica potrebbe
avere, e che un po’ vorremmo avesse, è quello di descrivere sensazioni,
sentimenti e momenti in cui rispecchiarsi; la musica e le parole permettono di
mandare messaggi importanti senza la necessità di argomentare perché devono
essere essenziali, e in questo le persone possono trovare la traduzione di
stati emotivi che non riescono a definire.
"Se
Tutto Finisse Qui" rappresenta una sorta di viaggio emotivo attraverso
ansia, solitudine, frustrazione ed angoscia. Come sperate che il vostro
pubblico si connetta con queste emozioni e quali sensazioni volete evocare
attraverso la vostra musica?
La naturalezza con
cui abbiamo scritto queste canzoni rispecchia la presenza dei temi citati in
questo periodo della nostra vita e dei nostri coetanei, che come noi stanno
entrando nell’età adulta, ed è proprio così che cerchiamo la connessione con il
pubblico. Nonostante ciò, non vogliamo solo crogiolarci in queste
consapevolezze, ma creare un senso di gruppo e normalizzare il dialogo
riguardante l’ansia e la solitudine.
Oltre al
vostro lavoro in studio, come descrivereste l'esperienza di esibirvi dal vivo?
Qual è il vostro approccio alla performance dal vivo e come pensate che la
vostra musica si traduca su un palco?
Noi siamo nati
prima in esibizioni dal vivo che in studio, e questo ci ha permesso di
collezionare numerose esperienze nel nostro contesto. Prima di un concerto ci
concentriamo sulla preparazione tecnica, provando insieme, mentre durante
l’esibizione la nostra priorità è divertirci, sfogarci, e trasmettere questo al
pubblico in modo che possa cantare e godere della musica con noi.
"Se
Tutto Finisse Qui" ha segnato una ripartenza stilistica per voi. Come
avete sperimentato e ampliato i vostri orizzonti musicali durante la creazione
dell'EP?
Rispetto alle
nostre prime pubblicazioni, siamo ora, a livello musicale e di composizione,
più maturi e complessi. “Se Tutto Finisse Qui” rappresenta un lavoro di
svariati anni, ed ha affrontato molti cambiamenti che hanno portato ai brani
finali, di cui noi apprezziamo anche le imperfezioni. Anche adesso, dopo la
pubblicazione, non ci limitiamo, anzi, tendiamo alla sperimentazione
introducendo nuovi strumenti come synth e nuovi suoni.
Se poteste
scegliere una canzone da "Se Tutto Finisse Qui" che rappresenti
meglio la vostra evoluzione artistica, quale sarebbe e perché? C'è un
particolare significato o momento che la rende speciale per voi?
Probabilmente
“Senza Lasciare Impronte” è il brano che maggiormente si scosta dalla nostra
composizione, e che quindi rappresenta l’evoluzione stilistica e l’apertura a
nuovi orizzonti musicali. Un momento che la rende speciale è proprio quando è
nata: eravamo in una casa tra le montagne a passare qualche giorno tra noi e i
nostri strumenti, e dopo una serata, precisamente all’01:21 di notte, presi
dalla creatività, abbiamo deciso di scrivere una canzone, ed è così che sono
state scritte le prime note del brano.