Francesco Faggi: l'intervista in occasione dell'uscita di “Jazzy Beeches”


“Jazzy Beeches” è un ep di cover Jazz/RnB, rivisitate e riarrangiate da Francesco Faggi per trio: le performance vedono Francesco alla voce e al pianoforte, Gianbattista Di Genio alla batteria e Matteo Tiozzo al basso elettrico.
Francesco Faggi, attivo come cantautore e producer pop, ha voluto con questo progetto fare un tributo personale alla musica jazz, come segno di gratitudine per questo genere che nel suo percorso musicale gli ha insegnato tanto. Una parentesi che ha permesso a Francesco Faggi di dare sfogo in modo diretto a questa sua sfaccettatura che, nelle sue canzoni originali, possiamo solamente intuire e percepire.
Si chiama “Jazzy Beeches” perché “beeches” in inglese significa “faggi”, come il suo cognome.
L’EP comprende 5 brani che fanno parte del repertorio di tre celebri  “pianisti cantanti”, i quali hanno dato un contributo inestimabile all’evoluzione della musica jazz.
“Hallelujah, I love her so” e “Georgia on my mind” di Ray Charles, “L-O-V-E” e “Smile” di Nat King Cole, Ain’t Misbehavin’ di Fats Waller.  In particolare “L-O-V-E” è rivisitata da Francesco Faggi in unione con “Giant Steps”, pietra miliare del sassofonista John Coltrane.
Infine, l’EP si conclude tornando alle radici italiane, con “Resta…resta cu’mme”, una delle canzoni più celebri del grande Pino Daniele, in una versione intima pianoforte e voce che, nel 2021, è arrivata in finale al Premio delle Belle Arti (Sezione Jazz). 

Come nasce questa passione, questa voglia di proporre te stesso alla gente attraverso la musica e i tuoi testi?
La mia passione per la musica è nata ero bambino, i miei genitori mi portavano a lezione di pianoforte da una loro amica musicista. 
A circa 10 anni ho visto Michael Jackson in tv e in quel momento sono rimasto spiazzato dal suo modo di fare musica e spettacolo, insomma volevo farlo anche io da grande.
Così poi ho iniziato a studiare canto, a scrivere canzoni e fare arrangiamenti.
La musica non può essere solo una passione, altrimenti secondo me non scegli di farlo di lavoro. È il mio amore più grande, la mia fede. 
Fare musica per me è sempre stata un’esigenza per farmi auto terapia e penso sia il miglior modo con cui posso portare del bene agli altri. Cerco di dare voce alle sensazioni che sono parte di ognuno di noi, affinché molte persone si possano identificare e pensare “ah allora non lo sento solo io”.

Qual è la tua canzone che ti piace di più suonare?
Si chiama “Senti mento” (scritto staccato mi raccomando ahaha) ed è la prima che ho pubblicato, nel 2019. Suonarla mi carica a manetta, come dico spesso. È una canzone “funky” che parla di bugie e di quanto nella vita sia meglio non mentire (soprattutto a sé stessi).

Come giudichi il panorama della canzone italiana? Il Festival di Sanremo è ancora il palcoscenico più importante per gli artisti?
È un discorso piuttosto ampio, vi dico in breve la mia, nel mio piccolo. Del panorama musicale italiano di oggi penso che da un lato ci siano molti artisti talentuosi e dall’altro invece percepisco un trionfo della mediocrità, che nel tempo sta abbassando non di poco la qualità della musica in generale.
Il Festival di Sanremo direi che è sicuramente uno dei palcoscenici più prestigiosi per gli artisti, emergenti e non. Nel 2021 ho avuto la fortuna di provare tutto ciò, non come cantautore ma come arrangiatore/producer per la canzone “Che ne so” di mia sorella Elena Faggi, in gara fra le Nuove Proposte e diretti dal Maestro Beppe Vessicchio. L’esperienza più bella della mia vita fino ad ora.

Che ne pensi dei Talent show come trampolino di lancio?
Sono sicuramente un’opportunità, anche se rischiosa, se teniamo conto dei meccanismi centrifuga che ci sono all’interno. La maggior parte degli artisti vengono spremuti per qualche mese e poi ciao ciao, dopo poco tempo già non se li ricorda più nessuno. Lì proprio uno su migliaia ce la fa e se non ce la fa poi farà ancora più fatica ad emergere.
Per quanto riguarda me stesso personalmente al momento non credo siano coerenti con la direzione che voglio prendere. Certo diversi anni fa ho fatto dei provini sia per X Factor che per Amici, e nel 2017 Italia’s Got Talent (anche se non è un talent legato alla musica quindi è diverso). Non escludo comunque nulla per il futuro. 

Cosa ti ha spinto a “buttarti” nel jazz?
Premetto che io sono fondamentalmente un cantautore e producer Pop/RnB, a fine 2022 ho pubblicato il mio primo EP “Molto di più”. In tutto questo, nel frattempo, nel mio percorso di formazione artistica mi sono laureato in Pianoforte Jazz al Conservatorio di Cesena. Avevo scelto di studiare questo genere con il fine di ampliare le mie conoscenze teorico musicali per poi applicarle nelle mie canzoni, allo stesso tempo sono diventato super fan della musica jazz, che mi ha insegnato davvero tante cose su come essere me stesso sia nell’arte che nella vita. Di conseguenza mi piaceva l’idea di pubblicare un Ep che fosse un tributo personale al jazz, come segno di gratitudine per ciò che mi ha trasmesso in questi anni. Per questo ho pubblicato “Jazzy Beeches”, un EP di cover Jazz/RnB rivisitate e riarrangiate da me per trio (dove canto e suono il piano).

Tre dischi che non possono mancare nella tua valigia?
“Greatest Hits” dei Queen, “Bad” di Michael Jackson, “Time out” di Dave Brubeck.
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