“Mojito” è un brano che racconta la vita quotidiana di una coppia moderna alle prese con i problemi della convivenza, con un testo fresco, ironico e pieno di riferimenti alla cultura pop contemporanea. Estivo come il cocktail di cui porta il nome, il ritmo disco pop non è il solito beat da tormentone, ma un misto elegante di groove funk e soluzioni musicali non scontante.
Per la prima volta, la regina della italo-dance Neja canta in italiano, dando al brano di Gionathan un tocco unico e sorprendente. Neja è conosciuta a livello internazionale per la sua carriera di successo e per hit da milioni di copie come "Restless" o "The game", che le hanno permesso di raggiungere il primo posto nelle classifiche di molti paesi.
In "Mojito", i due artisti uniscono le loro forze per creare la hit perfetta dimostrando ancora una volta il loro talento e la loro capacità di creare musica coinvolgente e di successo, capace di far dimenticare i problemi quotidiani e di far ballare tutti.
Come nasce questa passione, questa voglia di proporre te stesso alla gente attraverso la musica e i tuoi testi?
Raccontarsi è un'esigenza. Quando si comincia ad avere un'idea un po' lucida di chi si è, e si ha qualcosa d'importante da dire, dirla diventa una necessità.
Come artista il mio percorso è iniziato da giovanissimo con un progetto Urban, si chiamava 2Soul ed era un duo HipHop/R&B. Già allora, già con quel primo progetto, ero una voce fuori dal coro, infatti facevamo "Christian Rap". Abbiamo calcato palchi importanti e aperto concerti di grossi nomi internazionali quali Hillsong (2 volte) o Planet Shakers... Ma prima di scrivere canzoni, ovviamente c'è stato altro.
Da bambino a casa respiravo musica, grazie all'influenza di mio padre, cantautore e chitarrista non professionista ma di grande talento. Mi portava quasi sempre con lui alle prove e ai live della band di cui era anche leader/direttore musicale. Vivere il dietro le quinte della musica fin da piccolissimo credo sia stato fondamentale. La mia cameretta e il suo studietto erano nella stessa stanza ed ogni sera mi addormentavo accompagnato dalla sua chitarra classica. Poi quello studio si è trasferito e, anno dopo anno, attrezzato sempre di più. È in quel luogo che da teenager ho cominciato a produrre i miei primi pezzi di 2Soul, e ancora oggi i miei dischi nascono lì.
Raccontarsi è un'esigenza. Quando si comincia ad avere un'idea un po' lucida di chi si è, e si ha qualcosa d'importante da dire, dirla diventa una necessità.
Come artista il mio percorso è iniziato da giovanissimo con un progetto Urban, si chiamava 2Soul ed era un duo HipHop/R&B. Già allora, già con quel primo progetto, ero una voce fuori dal coro, infatti facevamo "Christian Rap". Abbiamo calcato palchi importanti e aperto concerti di grossi nomi internazionali quali Hillsong (2 volte) o Planet Shakers... Ma prima di scrivere canzoni, ovviamente c'è stato altro.
Da bambino a casa respiravo musica, grazie all'influenza di mio padre, cantautore e chitarrista non professionista ma di grande talento. Mi portava quasi sempre con lui alle prove e ai live della band di cui era anche leader/direttore musicale. Vivere il dietro le quinte della musica fin da piccolissimo credo sia stato fondamentale. La mia cameretta e il suo studietto erano nella stessa stanza ed ogni sera mi addormentavo accompagnato dalla sua chitarra classica. Poi quello studio si è trasferito e, anno dopo anno, attrezzato sempre di più. È in quel luogo che da teenager ho cominciato a produrre i miei primi pezzi di 2Soul, e ancora oggi i miei dischi nascono lì.
Qual è la tua canzone preferita che ti piace di più suonare?
Quando sono in giro con la mia band, all'interno dello show fatto per il 90% da musica originale, c'è una cover che mi diverte un sacco suonare ed è "Shape of you" di Ed Sheeran, ma in una versione live tutta nostra, nella quale di fatto suoniamo la parte strumentale "Crazy in love" di Beyonce e Jay-Z mentre io canto la melodia di "Shape of you". Ogni volta viene giù tutto!
Quando sono in giro con la mia band, all'interno dello show fatto per il 90% da musica originale, c'è una cover che mi diverte un sacco suonare ed è "Shape of you" di Ed Sheeran, ma in una versione live tutta nostra, nella quale di fatto suoniamo la parte strumentale "Crazy in love" di Beyonce e Jay-Z mentre io canto la melodia di "Shape of you". Ogni volta viene giù tutto!
Come giudichi il panorama della canzone italiana? Il Festival di Sanremo è ancora il palcoscenico più importante per gli artisti?
In questo momento trovo che, nonostante il mainstream continui a sfornare, tra le altre, anche canzoni di qualità discutibile, nell'underground ci sia invece un fermento incredibile di ragazzi di talento, con idee interessanti e canzoni non solo belle ma anche ben realizzate. Mi riferisco in particolare a quegli artisti che come me si ispirano all'r&b, dal neo soul e dal funk. Forse una vera scena italiana del genere sta finalmente nascendo, sembra avere un'identità tutta sua ma soprattutto sembra non aver nessuna voglia di ghettizzarsi ma di voler arrivare invece al grande pubblico.
Insomma, sono fiducioso, vedo del bello.
Il Festival di Sanremo rimane un'istituzione: gli artisti che riescono ad entrare in quel carrozzone, sicuramente lavoreranno un sacco tutto l'anno, avranno dei tour estivi importanti e dei pezzi in classifica. L'esposizione mediatica dell'Ariston ha un peso promozionale mostruoso, basti pensare che per tutto il mese del festival, le case discografiche sospendono le pubblicazioni di qualsiasi artista italiano che non sia in gara al Festival.
In questo momento trovo che, nonostante il mainstream continui a sfornare, tra le altre, anche canzoni di qualità discutibile, nell'underground ci sia invece un fermento incredibile di ragazzi di talento, con idee interessanti e canzoni non solo belle ma anche ben realizzate. Mi riferisco in particolare a quegli artisti che come me si ispirano all'r&b, dal neo soul e dal funk. Forse una vera scena italiana del genere sta finalmente nascendo, sembra avere un'identità tutta sua ma soprattutto sembra non aver nessuna voglia di ghettizzarsi ma di voler arrivare invece al grande pubblico.
Insomma, sono fiducioso, vedo del bello.
Il Festival di Sanremo rimane un'istituzione: gli artisti che riescono ad entrare in quel carrozzone, sicuramente lavoreranno un sacco tutto l'anno, avranno dei tour estivi importanti e dei pezzi in classifica. L'esposizione mediatica dell'Ariston ha un peso promozionale mostruoso, basti pensare che per tutto il mese del festival, le case discografiche sospendono le pubblicazioni di qualsiasi artista italiano che non sia in gara al Festival.
Che ne pensi dei Talent show come trampolino di lancio?
In questo momento i talent sono dei buoni banchi di prova per quei progetti musicali che poi andranno lanciati sul mercato. Sono delle vetrine che le label tentano di sfruttare per la promozione che essi offrono ai loro artisti. Sono però prima di tutto dei programmi televisivi e come tali cercano personaggi che tengano in piedi lo show più che artisti. Andarci è sicuramente utile, ma solo se hai un progetto e una struttura solidi alle spalle, in modo da poter arrivare fino in fondo o almeno poter sfruttare bene quel po' della popolarità acquisita grazie alla tv... Diversamente il rischio è che sia addirittura controproducente parteciparvi.
Io ho avuto la possibilità di frequentare X-factor da addetto ai lavori, in due diverse edizion, lavorando come corista in uno degli studi di registrazione più belli d'Italia insieme il maestro Lucio Fabbri e di partecipare a due finali, sempre come corista, una delle quali sul palco del Forum di Assago. Porto con me un'esperienza che in quel momento della mia vita mi ha regalato un'enorme crescita professionale come cantante e performer. Essere parte di una produzione così grande e poterla vedere prendere forma giorno dopo giorno da dietro le quinte è qualcosa di magico e non solo per chi fa il nostro lavoro; essere a contatto con squadre enormi di tecnici, artisti e maestranze che si muovono in maniera coordinata ed efficiente ed essere guidato da personaggi del calibro di Luca Tommassini, non sono esperienze ti che possono lasciare indifferenti... Forse è anche per questo che poi ho cominciato ad organizzare e dirigere festival ed eventi musicali... Ma questa è un'altra storia :-)
In questo momento i talent sono dei buoni banchi di prova per quei progetti musicali che poi andranno lanciati sul mercato. Sono delle vetrine che le label tentano di sfruttare per la promozione che essi offrono ai loro artisti. Sono però prima di tutto dei programmi televisivi e come tali cercano personaggi che tengano in piedi lo show più che artisti. Andarci è sicuramente utile, ma solo se hai un progetto e una struttura solidi alle spalle, in modo da poter arrivare fino in fondo o almeno poter sfruttare bene quel po' della popolarità acquisita grazie alla tv... Diversamente il rischio è che sia addirittura controproducente parteciparvi.
Io ho avuto la possibilità di frequentare X-factor da addetto ai lavori, in due diverse edizion, lavorando come corista in uno degli studi di registrazione più belli d'Italia insieme il maestro Lucio Fabbri e di partecipare a due finali, sempre come corista, una delle quali sul palco del Forum di Assago. Porto con me un'esperienza che in quel momento della mia vita mi ha regalato un'enorme crescita professionale come cantante e performer. Essere parte di una produzione così grande e poterla vedere prendere forma giorno dopo giorno da dietro le quinte è qualcosa di magico e non solo per chi fa il nostro lavoro; essere a contatto con squadre enormi di tecnici, artisti e maestranze che si muovono in maniera coordinata ed efficiente ed essere guidato da personaggi del calibro di Luca Tommassini, non sono esperienze ti che possono lasciare indifferenti... Forse è anche per questo che poi ho cominciato ad organizzare e dirigere festival ed eventi musicali... Ma questa è un'altra storia :-)
Ci racconti la genesi del tuo nuovo singolo?
A volte le canzoni nascono in poche ore, altre volte crescono con il tempo...
"Mojito" è sicuramente il pezzo con la gestazione più lunga in assoluto fra tutti quelli che ho scritto fino ad oggi: rimasto nel cassetto a lungo, ma senza restare mai fermo, si è evoluto ad ogni ritocco, prendendo una nuova imprevedibile forma ogni volta che le mie mani e quelle degli amici artisti di cui ho il piacere di circondarmi, l'hanno presa per rielaborarla e contaminarla, fino ad arrivare a quella che state ascoltando.
Quando mi appuntai su una nota del cellulare le prime frasi di questo testo, non avrei mai immaginato che alla fine quelle parole sarebbero state cantate da una hit-maker come Neja, la queen della Italodance, l'artista di "Restless" e di altri successi da milioni di copie. Con Agnese (il nome di battesimo di Neja), siamo amici da una vita e grazie alla nostra comune insegnante di canto, in passato abbiamo già condiviso un sacco di belle esperienze, compresi 20 giorni indimenticabili di musica a New York City.
Da tempo ci dicevamo che avremmo dovuto fare una canzone insieme, ma non era mai successo, forse stavamo inconsapevolmente aspettando proprio Mojito. Non appena ho capito che questa canzone si stava trasformando in modo del tutto naturale da un racconto in un dialogo tra due persone, due amici, complici, amanti, mi è stato piuttosto spontaneo proporla a Neja... Il suo entusiasmo non appena sentita la demo ha fatto il resto, infatti non ci ha messo più di tre minuti a dirmi “Ma certo Giò, è pazzesca!”. Ma la cosa folle è stato poi rendersi conto che un mio pezzo sarà per lei il primo singolo in assoluto cantato in italiano!
Tre dischi che non possono mancare nella tua valigia?
"The Miseducation of Lauryn Hill"
"What's going on" di Marvin Gaye
"Born to do it" di Craig David
A volte le canzoni nascono in poche ore, altre volte crescono con il tempo...
"Mojito" è sicuramente il pezzo con la gestazione più lunga in assoluto fra tutti quelli che ho scritto fino ad oggi: rimasto nel cassetto a lungo, ma senza restare mai fermo, si è evoluto ad ogni ritocco, prendendo una nuova imprevedibile forma ogni volta che le mie mani e quelle degli amici artisti di cui ho il piacere di circondarmi, l'hanno presa per rielaborarla e contaminarla, fino ad arrivare a quella che state ascoltando.
Quando mi appuntai su una nota del cellulare le prime frasi di questo testo, non avrei mai immaginato che alla fine quelle parole sarebbero state cantate da una hit-maker come Neja, la queen della Italodance, l'artista di "Restless" e di altri successi da milioni di copie. Con Agnese (il nome di battesimo di Neja), siamo amici da una vita e grazie alla nostra comune insegnante di canto, in passato abbiamo già condiviso un sacco di belle esperienze, compresi 20 giorni indimenticabili di musica a New York City.
Da tempo ci dicevamo che avremmo dovuto fare una canzone insieme, ma non era mai successo, forse stavamo inconsapevolmente aspettando proprio Mojito. Non appena ho capito che questa canzone si stava trasformando in modo del tutto naturale da un racconto in un dialogo tra due persone, due amici, complici, amanti, mi è stato piuttosto spontaneo proporla a Neja... Il suo entusiasmo non appena sentita la demo ha fatto il resto, infatti non ci ha messo più di tre minuti a dirmi “Ma certo Giò, è pazzesca!”. Ma la cosa folle è stato poi rendersi conto che un mio pezzo sarà per lei il primo singolo in assoluto cantato in italiano!
Tre dischi che non possono mancare nella tua valigia?
"The Miseducation of Lauryn Hill"
"What's going on" di Marvin Gaye
"Born to do it" di Craig David
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